lenticchie di norcia

I Piani di Castelluccio sono senza dubbio una delle bellezze naturalistiche più rilevanti del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Altrettanto grande è il valore del paesaggio agrario costituito nel tempo sull’Altopiano, che testimonia un uso del suolo assolutamente razionale e sostenibile.

 

Gran parte dei campi dell’altopiano ospita colture biologiche della rinomata Lenticchia di Castelluccio, che viene coltivata a quote comprese tra i 1300 ed i 1500 metri di altitudine.

Le lenticchie sono considerate, fin dai tempi antichi, la carne dei poveri. L’elevato contenuto di fibra le rende molto importanti e utili per il funzionamento dell’apparato intestinale e per tenere sotto controllo il livello del colesterolo. Sono molto indicate nella prevenzione dell’arteriosclerosi poiché i pochi grassi in esse contenute sono di tipo insaturo. Ma non è tutto: le lenticchie contengono anche isoflavoni, sostanze che “puliscono” l’organismo.

 

Questa lenticchia è caratterizzata dal suo aspetto policromo (tigrata, giallognola, marroncina ecc…) e dalle sue dimensioni piuttosto ridotte.

Il terreno di montagna, anche se piuttosto povero di sostanze organolettiche, conferisce alla lenticchia un sapore inconfondibile e la buccia molto fine giova alla cottura, in quanto il legume, a differenza di altri, non necessita di essere messo a bagno e cuoce in 20-30 minuti.

 

A differenza delle altre, la lenticchia di Castelluccio di Norcia è estremamente resistente alla siccità, ai rigidi inverni e alle gelate primaverili dell’altipiano di Castelluccio, questo consente un processo di produzione che non fa uso di diserbanti e pesticidi, viene quindi commercializzata pura, così come cresce.

 

La Lenticchia di Castelluccio di Norcia IGP è ottenuta da piante dalle dimensioni estremamente piccole, alte tra 20 e 40 cm, che hanno un ciclo di vita annuale e fioriscono tra maggio ed agosto; i fiori sono piccoli e bianchi con sfumature celesti e i baccelli contengono da uno a tre semi tondeggianti. La tecnica colturale adottata è quella tradizionale, in uso da centinaia di anni, che prevede siano effettuate operazioni di aratura ed erpicatura all’inizio della primavera, quando il manto nevoso si scioglie; la semina invece dalla metà di marzo alla metà di maggio, a cui fa seguito il processo di rullatura dei campi per facilitare la germinazione. Trascorso un mese e mezzo circa dalla semina del prodotto, si ha generalmente la fioritura delle piante. L’elevata frequenza delle piogge ed i precoci freddi autunnali accorciano il periodo di maturazione della lenticchia costringendo gli agricoltori allo sfalcio (“carpitura”) e successiva trebbiatura entro agosto. Le piante vengono lasciate essiccare nel campo, raccolte in mucchietti e disposte su file, e quindi trebbiate nell’aia o direttamente nei terreni per l’estrazione dei semi

 

Dopo la raccolta la lenticchia viene pulita accuratamente dai sassolini e dalle impurità mediante appositi macchinari che ventilano e fanno vibrare il prodotto rendendolo perfettamente pulito. La pulizia viene ultimata a mano, tuttavia qualche minuscolo sassolino può sfuggire per questo è sempre consigliato di controllare bene prima della cottura.

 

Nel giugno del 1997 con decreto comunitario la Lenticchia di Castelluccio ha ottenuto il prestigioso riconoscimento europeo di Indicazione Geografica Protetta (IGP), tutelando il prodotto da possibili frodi.